Premesso che:
risulta agli interroganti che il 9 novembre 2019, nel Museo comunale di Sovana, frazione di Sorano (Grosseto), sia stato scoperto il furto di 66 delle 83 monete d'oro ivi custodite, avvenuto giorni prima, ma passato inosservato perché l'apertura al pubblico, da ottobre a marzo, è limitata al fine settimana;
dette monete erano state trovate nel 2004, insieme ad altre 415, tutte trasferite immediatamente al Museo archeologico nazionale di Firenze per essere catalogate e studiate da Ermanno Arslan; la scoperta avvenne nello scavo condotto sotto il pavimento della chiesa d'impianto romanico dedicata al patrono di Sovana, ristrutturata per trasformarla nel "Museo di San Mamiliano", che restituì tombe rinascimentali, ma anche resti di un preesistente impianto termale di epoca romana;
si trattava di un "ripostiglio" di 498 solidi risalenti al V secolo, coniati in ben 34 zecche diverse, ma in prevalenza a Costantinopoli sotto gli imperatori Leone I (457-474) e Antemio (467-472), contenuto in un vaso di terracotta nascosto per precauzione, sul finire del secolo, e non più recuperato;
a prescindere dal cospicuo valore venale di detto ripostiglio (circa 4 milioni di euro), quello storico e numismatico è altissimo, oltre che per l'ottima conservazione, il numero eccezionale di esemplari e di imperatori documentati, anche per la prevalenza di emissioni orientali, anomala nei tesoretti italiani coevi, e per le attestazioni della zecca gallica di Arles, di una moneta rarissima di Aelia Ariadne (452-515) e di esemplari barbarizzati;
considerato che:
diversamente dai due giovani ladri che, nella notte del 9 novembre scorso, hanno agito nel Museo di Castiglion Fiorentino (Arezzo), portando via, prima di essere costretti alla fuga, appena 61 medaglie d'argento e rame su oltre 500 pezzi esposti, ma quattro giorni dopo erano già stati identificati e il bottino recuperato, sembra che nel caso di Sovana poco sia stato lasciato all'improvvisazione;
secondo la ricostruzione dell'accaduto riferita dai media, gli autori del furto di Sovana, penetrati nel museo (privo di finestre) senza che, pare, i due ingressi siano stati scassinati, hanno prima disattivato il sistema d'allarme, se funzionante, poi il doppio circuito di telecamere di sorveglianza (e asportato le cassette contenenti le registrazioni), quindi, dopo avere tentato invano di infrangere i vetri delle teche blindate, con miglior fortuna hanno scassinato le serrature e razziato il contenuto;
considerato inoltre che:
il museo comunale oggetto del furto, aperto dal 28 luglio 2012 e gestito da una cooperativa di servizi culturali, era stato creato appositamente intorno al fortunato rinvenimento del 2004, che peraltro ha ridato vigore alla tradizione locale del tesoro di san Mamiliano di Palermo (V sec.), morto nell'isola di Montecristo e custode di un fantomatico tesoro che avrebbe ispirato Alexandre Dumas;
detto museo fa parte della rete d'iniziativa locale del "Parco archeologico Città del Tufo" (comprendente anche la necropoli etrusca di Sovana, la Fortezza Orsini di Sorano e l'omonimo Museo civico archeologico, gli insediamenti rupestri di Vitozza e San Rocco), oggi soggetto alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio (ABAP) di Siena e Grosseto;
il Comune di Sorano e poi il Consiglio regionale hanno chiesto, negli anni, di riunire ai solidi esposti nel Museo di San Mamiliano anche quelli trasferiti a Firenze, ottenendo l'assenso della
soprintendente ABAP, Anna Di Bene, "previa verifica dei luoghi e delle condizioni di sicurezza", come la stessa ha riferito alla stampa, mentre il direttore del Museo archeologico nazionale di Firenze, Mario Iozzo, sottolineava la discontinuità della fruizione consentita dal museo di Sovana durante l'inverno e il numero comunque irrisorio di visitatori rispetto a quelli del suo Istituto ("Il Tirreno", del 28 gennaio 2018),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di eventuali progressi compiuti dai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale nelle indagini sul clamoroso furto nel Museo comunale di Sovana e se le stesse abbiano sanato l'incongruenza tra quanto accaduto e quanto asserito in una nota del Comune di Sorano in merito ai sistemi di allarme e alle telecamere di videosorveglianza, posizionate a 5 metri da terra, cioè che detti strumenti erano regolarmente funzionanti e sottoposti a controlli periodici;
se, a prescindere dalle responsabilità dell'ente locale, non ritenga di riconoscere una imperdonabile leggerezza, da parte del Dicastero e dell'allora Soprintendenza Archeologica per la Toscana, nell'avere autorizzato il Comune di Sorano all'utilizzo di teche antisfondamento non allarmate, confidando nel solo allarme cosiddetto volumetrico;
se sia a conoscenza dell'esito della verifica dei luoghi e delle condizioni di sicurezza preannunciata dal soprintendente ABAP ad inizio 2018 in relazione a quell'ipotesi di ricomposizione dell'intero tesoretto a Sovana, che due anni fa sembrava cosa fatta;
se detto esito, ammesso che la verifica sia stata effettuata, non abbia evidenziato dubbi circa la sicurezza del Museo di San Mamiliano rispetto al quantitativo di pezzi già esposto, prima ancora, cioè, che la favolosa implementazione richiesta e assentita facesse lievitare il valore dei beni numismatici custoditi da 400.000 euro a 4 milioni;
se non ritenga di voler dare il proprio supporto alle indagini sui clamorosi furti di monete avvenuti in passato in tutto il Paese, a danno dei musei statali e non (in modo particolare nel Sud Italia), eventualmente costituendo un gruppo di lavoro ad hoc, formato anche da numismatici, data la peculiarità dei manufatti trattati e la facilità con cui se ne perdono le tracce una volta immessi nei circuiti del mercato illegale.